domenica 20 marzo 2016

Disturbi mentali e del comportamento sempre più diffusi: il cibo influisce?

L' inquietante  recente delitto romano di Luca Varani, episodio tanto  efferato quanto assurdo nel suo movente e nella sua dinamica, e la concomitante notizia della condanna all' ergastolo dell' infermiera assassina seriale Daniela Poggiali ci parlano di  fatti che non trovano precedenti nella cronaca (almeno in quella italiana) e ripropongono ancora una volta nel modo più drammatico il tema della salute mentale e dei suoi risvolti sociali.

Che viviamo in un' epoca contrassegnata dal dilagare di disordini mentali e comportamentali dovrebbe essere evidente a tutti e non dovrebbe neanche meravigliare, visto che mente e corpo sono un tutt' uno indivisibileCon questo voglio dire che col declino della salute fisica, testimoniato dalla diffusione di malattie degenerative come mai era avvenuto in passato, anche l' equilibrio mentale ed emotivo non poteva che seguire un' involuzione analoga. 

Ormai la cronaca ci ha abituato a sentirne di tutti i colori  e non passa giorno senza che qualche sventurato finisca vittima di un pirata della strada o che si verifichi l' ennesimo episodio di bullismo, per non parlare di omicidi,  suicidi, attentati terroristici e chi più ne ha più ne metta. Inoltre stiamo assistendo a crimini nuovi e a malattie e disturbi comportamentali  che una volta non si sarebbero neanche immaginati, come i cosiddetti "femminicidi", madri che ammazzano i propri figli, sempre più anziani malati di Alzheimer (termine che neppure quando studiavo Medicina avevo mai sentito), mentre neanche i più giovani sembrano risparmiati da questa ondata degenerativa, dato che problemi come autismo, anoressia, bulimia, bullismo e ogni forma di violenza, particolare propensione all' uso di droghe ed eccitanti vari, ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) hanno visto un' impennata tremenda proprio fra gli adolescenti e perfino i bambini.

Quanto a quest' ultimo si tratta di un disturbo molto comune nell' età scolare tanto che ho deciso di parlarne in un post specifico, ma adesso vediamo di sintetizzare il tutto contestualizzandolo in questo preciso momento storico.

Da quanto si legge  sui vari siti-web che ne parlano, sembra che le uniche spiegazioni a questa inquietante situazione siano di tipo psicologico-sociale. Insomma, in sintesi, sarebbe tutta colpa della crisi economica che getta nella depressione e nella disperazione così tanta gente, come pure dei troppi cambiamenti sociali e culturali che si susseguono a velocità sempre maggiore in questa società moderna sempre più globalizzata, che trovano tutti noi impreparati ed incapaci di adattarcisi e di conseguenza mantengono il nostro sistema nervoso in un continuo stato di stress. 

Pur non potendo negare l' influenza delle oggettive vicissitudini attuali, si dimentica che il modo di percepire le difficoltà della vita di tutti i giorni e di reagire ad esse è sempre soggettivo. Si definisce infatti resilienza proprio quella nostra capacità di adattamento alle sfide e alle avversità della vita e di risposta positiva.

Del resto non tutto il malessere psichico si può spiegare chiamando in causa le sole contingenze economico-sociali, perciò le radici vanno ricercate  all' interno di una visione più ampia, dato che il concetto stesso di resilienza è strettamente collegato al nostro equilibrio interno, alla nostra condizione, e quindi alla salute. Come dicevo poc'anzi, la salute è una sola, anche se  comprende aspetti sia fisici che mentali, e l' antico adagio "mens sana in corpore sano" sta a ricordarcelo.

Quello che emerge pertanto dall' analisi dei professionisti dei disturbi psichici e mentali è la loro assoluta incapacità di vedere  questi problemi come parte della condizione di un soggetto e il malessere sociale come espressione di un unico grande problema, ossia il risultato dell' interazione delle influenze negative di individui che in qualche modo soffrono principalmente a causa del loro stile di vita non più in armonia con la natura.

La salute psichica individuale e sociale inizia dunque dalle nostre scelte  personali a cominciare da come mangiare, anche se a qualcuno un' affermazione come questa potrà ancora sembrare banale.

Ho già parlato in altri post dello stretto legame fra cibo e benessere mentale e non è il caso di ripetermi (in basso ci sono i link agli articoli principali). Voglio solo ricordare vari esperimenti scientifici fatti in passato che hanno dimostrato come  senza alcun uso di farmaci un opportuno cambiamento dietetico abbia portato a risultati di assoluto rilievo nel caso di detenuti, come pure di giovani reclusi in una casa di correzione e persino in anziani psichiatrici ricoverati in una casa di cura.

Anche il Prof. Berrino nel suo "Il Cibo dell' Uomo" a pag. 238 dedica un intero capitolo alle più aggiornate conoscenze scientifiche a supporto del legame fra cibo e psiche, soprattutto per ciò che concerne gli sbalzi d' umore e la depressione. Tutto ciò va a confermare quanto Carlo Guglielmo aveva già detto anni prima ne "Il Grande Libro dell' Ecodieta" a pag. 528.  

A dispetto però dei grandi progressi raggiunti in questo campo rimane ancora molto di inspiegato ed è improbabile che se ne possano fare di ulteriori e significativi approfondendo la ricerca. Il problema è a monte ed è da individuare nei limiti intrinseci del paradigma riduzionistico scientifico,  perciò adesso  mi preme soffermarmi proprio su quegli aspetti del rapporto cibo/condizione generale preclusi alla scienza e che invece sono della massima utilità pratica.

Per fare un deciso passo avanti in questo senso dobbiamo integrare la visione scientifica con quella olistica basata su una concezione energetica e analogica dei fenomeni osservati che si fa propria attraverso lo sviluppo dell' intuizione. 

In base alla classificazione secondo il principio universale yin-yang,   grazie a una visione più chiara, immediata e coerente che esso ci consente, possiamo capire più facilmente, nel nostro caso, la relazione fra cibo e stati d' animo e comportamento.


Dallo schema qui esposto risulta evidente, pur con tutti i suoi limiti, che la salute è essenzialmente una questione di equilibrio sia in termini di qualità che di quantità di ciò che introduciamo nel nostro corpo, come del resto il buonsenso suggerisce. Tuttavia esso propone anche un nuovo criterio sintetico e pratico per gestire la nostra dieta. Si comprenderà così che se essa comprende troppi elementi yang (tutto ciò che ha effetto contrattivo, come tutti i cibi animali tranne alcuni latticini, ma anche sale, cibi secchi, prodotti da forno o troppo cotti) la persona tenderà a sviluppare qualità yang patologiche, che sul piano psichico e mentale potranno esprimersi in rigidità mentale, arroganza (un atteggiamento molto comune è quello di non tenere in alcuna considerazione le opinioni o i consigli altrui e di pensare di avere sempre ragione), caparbietà, fanatismo, ristrettezza di vedute, impulsività, aggressività fino alla violenza vera e propria, una mentalità materialista e un atteggiamento  egocentrico con obiettivi finalizzati esclusivamente al proprio soddisfacimento personale.

Analogamente chi indulge in alimenti e altri fattori troppo yin (ciò che è espansivo, raffreddante e disgregante, in particolare zucchero e dolciumi vari, farine raffinate, bevande industriali, cibo artificiale, succhi di frutta, frutta tropicale, alcolici, caffè e stimolanti vari, droghe e sostanze chimiche, come pure una vita troppo sedentaria), sorvolando sulle conseguenze sul piano strettamente fisico, svilupperà ovviamente (magari lentamente, ma inesorabilmente) attitudini negative altrettanto yin, come mancanza di concentrazione e attenzione, timidezza, eccessiva emotività, dipendenza psicologica, un atteggiamento passivo e rinunciatario nei confronti della vita (che deriva da una realtà percepita come troppo difficile o pericolosa) che porta il soggetto automaticamente a rifugiarsi in quella che si suole definire "la propria zona di confort" e a continuare a sognare ciò che non sarà mai in grado di realizzare. La frustrazione derivante dall' incapacità di affrontare le difficoltà della vita porta così il malcapitato a consolarsi con dolciumi e altro cibo-spazzatura e a questo punto il passo verso l' alcool o le droghe è molto breve, senza rendersi conto che l' immediata ed effimera gratificazione che queste tentazioni gli procurano servirà in definitiva solo a peggiorare la sua condizione chiudendolo in un infernale circolo vizioso di autodistruzione.

Da tener presente tuttavia che yin e yang di per sè non sono nè buoni nè cattivi. Essi indicano solo una direzione, una qualità, ma sono sempre relativi e interdipendenti. Insomma è sempre questione di misura e di equilibrio, ed è solo quando questo equilibrio viene a mancare che nasce ogni tipo di problema.

Per esempio, dato che non c'è niente di neutro, una persona nascerà necessariamente con una costituzione yin oppure yang, ma qualunque essa sia potrà comunque godere di una buona salute se saprà come gestirsi. Nel primo caso questo significherà avere un' indole più tranquilla, più gentile, più intuitiva, più portata all' introspezione e alla meditazione con maggiore attitudine verso attività mentali piuttosto che fisiche e interessi in campo artistico, filosofico o religioso, cioè tutte caratteristiche ascrivibili alla categoria yin, ma senza le manifestazioni patologiche su menzionate. Allo stesso modo una persona di costituzione yang sarà più dinamica e più portata per attività fisiche, più pratica, più attenta e concentrata, più dotata di volontà e determinazione e portata più alla razionalità che all' intuizione, ma senza sconfinare nell' intemperanza, nell' arroganza o nella violenza creando disagi nelle relazioni sociali.

Con questo ho voluto solo illustrare i concetti più elementari da considerare per capire il rapporto tra cibo e salute mentale, senza pretendere certo di dare una risposta a tutti i mali dell' anima, per molti dei quali ci si dovrebbe rivolgere ad uno specialista olistico. Ma cominciare a modificare il modo di mangiare secondo i criteri da me accennati è senz'altro la migliore misura preventiva e allo stesso tempo un primo passo necessario per chi cerchi una vera alternativa ai classici trattamenti farmacologici sempre più sofisticati ma che non curano niente, limitandosi a mascherare i sintomi, e non sono privi di effetti collaterali.

Michele Nardella

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4 commenti:

  1. "Nel primo caso (yin) questo significherà avere un' indole più tranquilla, più gentile, più intuitiva, più portata all'introspezione e alla meditazione con maggiore attitudine verso attività mentali piuttosto che fisiche e interessi in campo artistico, filosofico o religioso, cioè tutte caratteristiche ascrivibili alla categoria yin, ma senza le manifestazioni patologiche su menzionate." Stimato Michele, aggiungi che amo camminare e andare in bicicletta e mi hai descritta. Articolo molto interessante, che consiglio, a tutti, di leggere. E' indiscutibile: c'è uno stretto legame tra ciò che si mangia e ciò che si è. Tu affermi di aver illustrato i concetti più elementari, ma molte persone ignorano anche questi. Grazie Michele per il tuo costante impegno. Buona serata

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  2. Ciao Giancarla e ancora un grazie per il tuo puntuale apprezzamento.
    Avevo immaginato che tu fossi yin, devi perciò stare attenta a tutto ciò che ha caratteristiche yin estreme, come ho indicato sopra, se non vuoi andare incontro a problemi seri.
    Anche a me piace molto andare in bicicletta e vivendo a Parma, città ancora a misura d' uomo, posso farlo senza problemi. Io però sono yang.
    Un abbraccio.

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  3. Ringrazio per questo articolo molto semplice ma, allo stesso tempo, interessante ed esaustivo!
    Ho visto su corpi più deboli gli effetti di eccessi in una e nell'altra categoria... ed ecco: bipolarismo, sbalzi d'umore, aggressività e poi remissività a ore alterne o a giorni alterni...
    In periodi in cui avevano un'alimentazione più equilibrata questi sbalzi emotivi e d'umore non erano né frequenti né così marcati.

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  4. Grazie a te, Sara, per il tuo gradito contributo e per la testimonianza.

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