lunedì 8 settembre 2014

Macrobiotica e cancro: numerose le testimonianze di guarigioni "miracolose" (seconda parte)

Christina Pirello
Ed eccoci così, come annunciato nel post precedente, al secondo esempio di guarigione contro le previsioni dei medici.

Questa volta però si tratta di una persona che ha fatto della sua straordinaria avventura il trampolino di lancio verso una brillante carriera professionale che l' ha portata ad una relativa celebrità.

E' di origine italiana, come rivela il cognome, e si chiama Christina Pirello.

Come già avvenuto in molti altri casi analoghi, la sig.ra Pirello, profondamente toccata e trasformata dalla sua esperienza, capì che lo scopo della sua vita era quello di approfondire la comprensione di ciò che l' aveva portata ad una così eclatante guarigione ed essere d' aiuto ad altre persone sofferenti.

E' per questo che ha intrapreso un percorso che l' ha portata a studiare macrobiotica con Michio Kushi (il massimo esperto mondiale) e che l' ha vista diventare esperta in Medicina Tradizionale Cinese, Ayurveda, agopuntura e  conseguire un master in Nutrizione.

Da fine  anni '80 impartisce corsi di cucina (compreso uno di cucina italiana, ovviamente riveduta e corretta in chiave salutista), conferenze e seminari in tutti gli Stati Uniti; inoltre conduce trasmissioni televisive sugli stessi argomenti, è autrice di ben sei libri su cucina, nutrizione e salute ed è attualmente al lavoro su un settimo.
 
E non è finita qui, perchè la sensibilità umanitaria della nostra intraprendente oriunda italiana l' ha convinta a fondare un' organizzazione no-profit, "The Christina Pirello Health Education Initiative", con finalità educative comprendente, fra l' altro, programmi scolastici indirizzati ai più giovani, i più vulnerabili ai condizionamenti sociali, di cui possono subire a vita le conseguenze.

Nel video qui presente, piuttosto lungo ma davvero da non perdere, dove racconta la sua storia vorrei mettere in evidenza due particolari, a cominciare  dal fatto, come lei stessa puntualizza, di aver praticato il vegetarianesimo prima di scoprire il suo cancro ormai avanzato, convinta com' era che fosse una scelta salutare.

Come risulta del tutto evidente, essere semplicemente vegetariani non è ovviamente sufficiente (nè necessario, aggiungerei io) per potersi considerare "al riparo" da problemi di salute. I seguaci di questa filosofia infatti, essendo focalizzati unicamente sull' evitare qualsiasi alimento carneo, trascurano molti altri fattori non meno importanti, e non conoscendo quello strumento impareggiabile di orientamento che è la bussola universale yin-yang, finiscono fatalmente col fare pasticci che possono esitare in problemi anche molto seri come quello della nostra protagonista.

Un' altra cosa che risalta in questa storia è la nota arroganza dei medici che, allorchè sono chiamati a pronunciarsi su fenomeni che non sono in grado di spiegare in base alle loro conoscenze accademiche, quasi sempre escludono risolutamente ogni ipotesi alternativa. "E' assolutamente impossibile", aveva sentenziato il medico al quale si era rivolta Christina nell' apprendere della sua scelta di giocare con la macrobiotica la sua ultima carta e della sua convinzione che fosse da attribuire proprio a quella pratica la remissione della malattia.

Ma certo, come no... è più facile credere a un miracolo divino: cosa volete che c' entri la dieta se un malato al quale erano stati dati sei mesi di vita inizia a migliorare, guarda caso, già alcune settimane dopo un cambiamento dietetico radicale e in capo a poco più di un anno dimostra di non avere più traccia di cancro? E' solo una curiosa coincidenza!


I due casi di cui ho parlato sono solo una piccolissima parte delle guarigioni attribuite alla macrobiotica (senza considerare altri approcci alternativi) di cui esiste testimonianza documentata e attendibile, ma questo non deve far credere che tutti possano guarire: purtroppo ci sono condizioni talmente gravi da aver compromesso irreversibilmente la reattività del sistema immunitario e allora non c'è terapia alternativa che tenga; oppure situazioni avverse dovute a motivi circostanziali (il paziente deve essere convinto della sua scelta,  essere determinato, costante e sostenuto da un ambiente sociale favorevole, tutte condizioni non facili a verificarsi).

E purtroppo quelli che non ce la fanno sono sempre più numerosi perchè la costituzione delle persone, e di conseguenza il loro sistema immunitario,  sta continuando a degenerare come diretta conseguenza del persistere di stili di vita innaturali.

Meditate gente, meditate!

(N.B. Anche in questo caso ho preferito rinunciare alla sottotitolazione a favore della semplice traduzione, a causa della parlantina alla Speedy Gonzales della nostra Christina che renderebbe problematica la lettura delle frasi che si susseguono troppo in fretta)

 

Sono Cristina Pirello. Nel 1983, quando avevo 26 anni, mi è stata diagnosticata una leucemia terminale: leucemia linfoide acuta. Mi hanno detto che mi rimanevano 6 mesi di vita, e anche con un protocollo sperimentale sarei sopravvissuta 9 mesi. 
La situazione del mio sangue, emoglobina, piastrine, era terribile, si meravigliavano del fatto che stessi in piedi. L’unico sintomo che avevo era che ero stanca e mi venivano dei lividi e non capivo perché mi venivano quei lividi che non andavano via, così ho deciso di andare dal dottore. 
Ero giovane, avevo 26 anni e non ti aspetti questo tipo di brutta notizia quando sei così giovane. Dicevano che mi rimanevano 6 mesi di vita e allora ho deciso di tornare in Europa, dove avevo vissuto un paio di anni prima, dove ero stata molto felice. Avevo vissuto un anno in Toscana. Non avevo in mente di fare niente perché pensavo che se dovevo morire in sei mesi perché avrei dovuto sottopormi a quella terapia sperimentale e perdere i capelli, che a quel tempo era l’unica cosa che mi interessava? Non volevo perdere i capelli, così ho deciso di non fare niente. 
Così stavo svuotando il mio ufficio (lavoravo come illustratrice) quando è arrivato un mio amico che mi ha detto: ”Devi incontrare quest’uomo”. Ho detto che non avevo bisogno di un uomo, avevo bisogno di salvarmi la vita. E lui: “Mangia del cibo molto strano, alghe di mare. Dice che cura il cancro” e ho pensato: “beh, sono qui per un’altra settimana, posso incontrarlo”. E’ Robert Pirello, l’uomo che poi ho sposato, e che mi ha insegnato la macrobiotica. 
Io ero vegetariana e pensavo di essere abbastanza sana, ma mentre lui mi faceva delle domande mi rendevo conto che sostanzialmente avevo una dieta di zuccheri, cioccolata, caffè, dolcificanti artificiali, bibite a basso contenuto calorico. Ero la tipica single: tutto quello che era dietetico era meglio dello zucchero e così mi riempivo di dolcificanti artificiali, e mi sono resa conto che quella era la causa della mia malattia, ma ci ho messo molto, prima di rendermene conto. Così gli ho fatto sapere che siccome mi rimanevano 6 mesi gliene avrei concesso un altro, perché quel cibo mi sembrava molto strano. 
Mi ha fatto un piatto con riso integrale, una pannocchia di mais, arame (N.d.T. un tipo di alga marina) e cavolo. Credevo che il cavolo fosse una decorazione per l’insalata e non l’ho mangiato. L’unica cosa che potevo riconoscere, nel piatto, era il mais. E poi ci ha sparso su pasta di umeboshi (N.d.T. una varietà selvatica giapponese di albicocca  macerata sotto sale usata anche a scopo curativo) e ho pensato “ma che roba è?”. Ho mangiato quel piatto e ho pensato che era una schifezza, ma ho provato. Ho pensato che non mi avrebbe fatto particolarmente bene, ma perché non provare?
Un mese dopo ero in remissione. Quando sono andata dal medico mi ha chiesto cosa stessi facendo e gli ho risposto : "Una dieta". E lui: “No, ma cosa stai facendo per star meglio?” Ho ripetuto: “E’ la dieta”, e gli ho portato il libro che Michio Kushi aveva scritto (La Dieta per la Prevenzione del Cancro). Mi ha chiesto se questa dieta avesse un effetto sulla malattia e gli ho detto: “Beh, questo è quello che sto facendo”. 
Così abbiamo convenuto che mi avrebbero controllato il sangue ogni 2 settimane finché non fossi peggiorata e allora sarebbero intervenuti. Era l’ accordo che avevo dovuto prendere con loro e ho accettato. Non ero ancora convinta che funzionasse, pensavo che il miglioramento fosse un colpo di fortuna. Mi dicevano che a volte succede, che si entra in una fase di remissione, poi se ne esce. 
Il mese dopo stavo peggio, molto peggio. Così ho pensato: “ok, non funziona”. Robert mi ha detto: “Devi provare un altro mese, dammi 3 mesi.” E io dicevo: “Ma ho solo 6 mesi, se te ne do 3 me ne rimangono 3 e non posso più neanche mangiare cioccolata”. Allora mi fece: “Ok ok, prova un altro mese” e ho risposto:”Va bene”. 
In un mese ero in quella che chiamano regressione spontanea: significa che c’era un miglioramento, non solo una remissione, e non si spiegavano cosa stesse succedendo. Ci sono voluti altri 14 mesi perché il mio sangue tornasse normale e il giorno in cui mi hanno dichiarato normale avevo avuto alti e bassi, perdite, mi erano caduti i capelli, mi era venuta l’acne, piangevo tutto il giorno, poi mi sentivo meglio, la pelle mi si rompeva, diventava troppo secca o troppo grassa. 
Quando ci penso adesso è stata un’esperienza molto interessante, non avevo un terapista, solo il libro. E se diceva di non mangiare una cosa non la mangiavo. Non c’erano grigi, solo bianco e nero. Se diceva "niente frutta" era niente frutta, e così niente di questo o niente di quello. Se diceva "niente grano", era niente grano, non mangiavo né bulgour (N.d.T. grano spezzato) né tagliatelle, solo riso integrale. Sostanzialmente una dieta da morire di fame. Ma funzionava: tutte le tossine venivano espulse. E se ci ripenso adesso, ho imparato tanto, era affascinante. Non quando ci sei dentro, ma dopo era una gran cosa. 
Così mi hanno fatto le analisi del sangue dopo 14 mesi e mezzo e il tecnico venne a farmi un altro prelievo. Me ne hanno fatti 4, alla fine ho chiesto: “Cosa c’è che non va?”, perché mi sentivo proprio bene, e lui mi ha risposto: “Il dottore vuole vederti”, così sono andata nel suo ufficio e mi ha detto: “Sei leggermente anemica”. Ho chiesto se c’erano altri problemi, perchè mi sembrava che quello non fosse molto grave, e lui: “Non troviamo nessuna traccia di leucemia nel tuo sangue”. Allora ho chiesto quale fosse il problema e mi ha risposto: “Non sappiamo cosa sia successo”. Ho detto che era la dieta e gli ho mostrato il libro ancora una volta. Mi ha detto:”Non è questo che ti fa stare meglio” e gli ho chiesto cosa pensava che fosse. Al che mi ha risposto: “Sai, a volte penso che Dio faccia miracoli”. 
Mi sono arrabbiata e gli ho detto: “Senta, lei lo chiama miracolo e certamente Dio ci ha messo una mano anche qui, ma lei preferisce vedere un miracolo piuttosto che reazioni chimiche nel mio corpo e miglioramenti, come quando uno prende un farmaco”. Mi ha detto: “E’ assolutamente impossibile”. 
Ero arrabbiata, vado fuori e chiamo al telefono mio marito molto arrabbiata. Mio marito  molto calmo mi dice: "Cosa t’ importa? Stai meglio, no?”. ”Ah sì, me n’ero dimenticata: sto meglio”. 
Così  decisi di tornare a fare l’ illustratrice, ormai stavo bene e non pensavo che la macrobiotica avrebbe cambiato ulteriormente la mia vita: ero diventata una brava cuoca, la gente poteva mangiare quello che cucinavo e la mia vita non era più così insignificante. Frequentavo corsi di cucina e leggevo tutti i libri che trovavo e avevo deciso di tornare a fare l’illustratrice. 
Ma la cosa è andata avanti 2 settimane, dopodichè sono andata dal mio capo e gli ho detto: “Non posso fare lo stesso lavoro, non ha senso, devo fare qualcosa della mia vita. Sono ancora qui.” Lui mi ha detto: “Stai già facendo qualcosa delle tua vita”, ma io ho replicato: “No, non questo”. 
Ero per strada a Filadelfia, dove abito, c’era un piccolo negozio di cibi naturali e  un avviso sulla vetrina che diceva “Cercasi cuoco”. Così sono entrata e ho chiesto alla donna  (che conoscevo perché facevo lì la spesa): “State ancora cercando un cuoco?” e alla sua risposta affermativa le ho detto che volevo quel lavoro. Mi ha chiesto quanto mi pagavano come illustratrice  e le ho risposto: “75.000 dollari l’anno”. Allora lei mi ha detto: “Io pago 7$ l’ora”. Affare fatto! 
Ho iniziato quel lavoro e facevo da mangiare in una piccola cucina, preparavo il pranzo per 300 persone tutti i giorni. Cucinavo e cucinavo, diventavo sempre più brava. La sera facevamo corsi di cucina per persone con AIDS , nostri clienti, e di lì ho deciso di studiare sempre di più. 
A quel punto Kushi era a Brookline in Massachusetts , così sono andata là a studiare, poi a Filadelfia ho fatto tutti i seminari con Michio che potevo fare, e dopo circa un anno e mezzo mi ha detto: “Penso che dovresti insegnare” e io dicevo: “No no no, non mi sento di affrontare le persone, non posso farlo”. Lui mi ha detto: “I tuoi reni sono ancora deboli, ma dovresti farci un pensiero”. 
L’ho riferito alla mia maestra di cucina e lei : “Perché non mi fai da assistente durante le lezioni?”. E così stavo in fondo alla stanza e un giorno mi fa: “Voglio che insegni i condimenti per l’insalata”.
Io dicevo di no,  sono uscita dalla cucina e non guardavo la gente. A tutt’oggi non saprei dire se c’erano 2 persone o 50: ho messo l’olio, l’aceto, le erbe, mescolato, messo sull’insalata e sono andata via. Fine. 
Ma ogni settimana mi faceva insegnare un po’ di più e da lì ho iniziato a tenere corsi di cucina.
Mio marito lavorava in uno show televisivo e così adesso ci occupiamo di cucina macrobiotica sulla TV nazionale negli Stati Uniti. 
Penso che i miei reni si siano rafforzati, perché non ho più paura (N.d.T. secondo la medicina orientale la paura è correlata a condizioni non buone dei reni)
Non sto facendo una cosa che avessi programmato per la mia vita. E’ stata una trasformazione totale.

Michele Nardella
 
La dieta per la prevenzione del cancro La dieta per la prevenzione del cancro
Alimentazione e macrobiotica nella lotta contro il cancro
Michio Kushi

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